Anche un cadavere può essere… squisito!
Di recente, grazie alla mia amica Margherita (che oltre ad essere un’eccezionale docente di storia dell’arte è anche una pittrice fantastica, e lo potete vedere sul suo sito margheritacaliendo.it), ho scoperto il “cadavere squisito” (cadavre exquis) e mi ha subito incuriosita. E di mezzo non c’è niente di vagamente morboso o, peggio, di necrofiliaco. No, si tratta solo di una prassi artistico creativa che era stata introdotta dai surrealisti e che, guarda un po’, Margherita ha ravvisato in quello che lei chiama simpaticamente il mio “mostrillo”, che vi rimetto qui sotto così potrete capire meglio anche quello che leggerete dopo.
L’espressione “cadavere squisito” nacque come soggetto di una frase inventata per la prima volta a Parigi nel 1925 da un collettivo di artisti surrealisti seguendo un metodo che sarà poi adottato in pittura: in un gruppo, si definivano i sintagmi principali di cui doveva essere composta una frase (per esempio SOGGETTO, VERBO E COMPLEMENTO OGGETTO) e poi a turno ciascun membro inventava una parte della frase senza sapere quella degli altri. La famosa frase “Il cadavere squisito berrà il vino novello” nacque così.
Da lì il passo fu breve: l’idea di un disegno “scomposto”, realizzato a più mani, infervorò molti artisti, tra cui A. Breton, V. Brauner, J. Hérold, Y. Tanguy, Man Ray e Picasso. Se volete vederne alcuni, potete visitare il sito dell’ART INSTITUTE OF CHICAGO a questa pagina.
Come prescriveva la prassi dell’automatismo surrealista, i vari elementi del corpo venivano inseriti a caso dagli artisti, all’insaputa uno dell’altro, e spesso sostituiti con teste di animale o arti fantasiosi, come si può vedere qui sotto. Lo stesso si può vedere oggi nei giochi per bambini comunemente detti “Mix and Match”, nei quali si possono variamente unire teste, corpi e gambe diversi, creando decine di combinazioni, oppure, se il gioco riguarda il volto di un personaggio, cambiare a proprio piacimento occhi, nasi e bocche, creando talora dei miscugli un po’ mostruosi. Questo l’ho fatto io con AI, non troppo mostruoso però…
Il mio mostrillo non è stato realizzato nello stesso modo, ma, in quanto chimera mutevole, porta in sé l’idea della scomposizione fisica, che, nelle mostre in cui è stato presentato, ha attirato la curiosità di molti, soprattutto bambini, che si sono divertiti a creare il loro con lo stesso principio.
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